Uno striscione appeso ad un balcone al primo piano di uno dei mille vicoli di Castelbuono: “Il Giro ti prende e non ti lascia più, fino a quando hai un filo d’aria nei polmoni”, firmato Peppino Maimone ‘Veterano del giro’. Due righe per capire subito cos’è il Giro di Castelbuono, non una corsa su strada ma ‘la’ corsa su strada. Non è sufficiente dire così perché è iniziato tutto nel 1912 e dunque oggi è semplicemente la corsa su strada più antica d’Europa, 86 compleanni il 26 luglio ed un centenario dalla nascita che avverrà nel 2012. La data è sempre quella, 26 luglio, così come l’ora, le 19, al tramonto quando il sole è ancora forte ma non morde più. Anche il posto è sempre quello e per una buona mezz’ora è l’ombelico mondiale dell’atletica: Castelbuono, parco delle Madonie, 80km da Palermo, piazza Margherita.
Castelbuono è l’essenza di una gara di corsa, niente tatticismi, qui servono semplicemente cuore, polmoni, gambe. Niente più, perché a darti le emozioni, a spingerti, a dirti di non mollare ci stanno 25mila persone di tutte le età lungo un percorso di soli 1130 metri da ripetere 10 volte. Coppole e scialli, vecchi e bambini, donne dagli occhi profondi che ti guardano e ti riguardano per dieci volte, che ti aiutano, che ti dicono di non mollare perché anche se anche hai vinto le Olimpiadi e ti chiami Baldini o Bordin tu qui stai correndo la ‘Cursa i Sant’Anna’. La “maratonina dei dieci giri”, così chiamata in origine, nasce per volontà dell’Associazione Sport Club Nebrodese, con a capo Vincenzo Cicero, Totò Guzzio e Giovanni Lupo, che nel 1912 volle arricchire con una gara podistica la festa di Sant’Anna del 27 luglio. La gara fu finanziata per molti anni dallo stesso comitato e poi ‘sponsorizzata’ dal giornale “Il Bancarello” diretto dallo stesso Giovanni Lupo. In anni di crisi economica, dal 1922 al 1926, fu organizzata dal comitato del SS. Crocifisso, i quali esigerono che si spostasse la data al 14 settembre e la partenza da P.zza Francesco Minà Palumbo .
A PIEDI
Eroici i partecipanti negli anni ’20 che sembravano non sentire la fatica. Castelbuono si trova a 423 metri di altitudine sul livello del mare, 15 chilometri di impervia salita dalla linea litoranea Palermo – Messina. Per diversi anni non esistette un collegamento al paese e gli atleti provenienti da tutta la Sicilia erano costretti a raggiungere a piedi il centro di Castelbuono dalla stazione dei treni. Stesso discorso alla fine della gara sulla via del ritorno.
IL MEGAFONO DI TOTO’ SPALLINO
Era l’anno 1937, le foto erano ancora in bianco e nero, a Roma si inaugurava Cinecittà, il pane costava 1,60 lire al Kg, e ci volevano 5 lire per il vincitore, mentre il Giro podistico passava in mano ad un “ragazzo speciale”, con la passione per lo sport: Totò Spallino. Fin da ragazzo fece crescere il Giro e lo tenne a battesimo per oltre quarant’anni, organizzandolo sempre con lo stesso entusiasmo, coadiuvato da un rudimentale megafono di latta, e una bandiera “dipinta a mano”. Con lui anche due amici: Silvestro Zito e il Guido Mitra. Il primo misurava il passaggio degli atleti ed i tempi d’arrivo con il suo Omega, mentre il secondo, farmacista di professione, sovvenzionava l’amico in tutto e per tutto. Il giovane Totò continuò a ingaggiare, fino al 1969, tutto il mezzofondo siciliano. Atleti come Merlino (1937), Ruggeri (1938-1939), Fontana (1942) e poi ancora Cultrone (1947-1949-1950-1955), Longo (1960), Scotto (1962), Mastrojenni (1965-1967), fino ad Amante (1968-1971-1972) e Riolo (1969). Dalla metà dei sessanta si iniziò ad ingaggiare atleti di rilevanza nazionale, perché nel frattempo Totò aveva ricevuto un’offerta di lavoro dalle ferrovie dello stato che gli permetteva di viaggiare in lungo e in largo per tutta la penisola e di contattare gli atleti di persona. “Ero un ragazzo nel ’72 – ’73 e facevo atletica, Totò mi prese in simpatia ed io lo seguivo in tutto e per tutto, diventai un figlio per lui. Andavamo il pomeriggio allo stadio delle Palme di Palermo e ricordo che con il suo megafono si metteva in cima alle tribune ed annunciava il Giro, incitava e chiamava atleti come Arena, Zarcone e Gargano mentre si allenavano – ricorda Mario Fesi, l’organizzatore del Giro dal 1994 dopo Totò Mazzola -. Gli invitava al giro mentre correvano. Col suo megafono si presentava anche all’Olimpico di Roma e in tutta Italia grazie al suo lavoro di ferroviere. Amava dire: ‘Venite al Giro, la corsa più antica d’Europa e…forse del mondo’, da tanto amava questa gara”. Un altro mondo, all’epoca non esistevano manager e contratti, bastava il carisma di un grande uomo come Totò.
IL 1977
E’ un anno cruciale per la corsa di Sant’Anna. Con oltre mezzo secolo di vita alle spalle per la prima volta si guadagna i gradi di corsa ‘internazionale’. Nel 1976 è Jean Pierre Moser il primo straniero a gareggiare che arriva terzo al traguardo, mentre nel ’77 Totò Spallino riuscì nella grande impresa di portare Franco Fava al Giro. “Totò aveva un’energia eccezionale, mi convinse a Roma la sera stessa che corsi i Campionati Italiani dei 10mila. Presi una bella batosta da Zarcone – ricorda Franco Fava, oggi giornalista sportivo – e non volevo andare. Alla fine accettai e mi ricordo che alle Fiamme Gialle s’incazzarono parecchio perché me ne andai dai Campionati Italiani Assoluti che all’epoca erano una delle manifestazioni più importanti. Vinsi la gara, ma al di là dell’aspetto agonistico fu per me un’esperienza nuova. Mai avevo visto tanto entusiasmo, tanta gente, tanto calore ed anche competenza da parte del pubblico. Un’atmosfera credo unica al mondo. Dopo la gara andai a letto alle 4 del mattino, non si smette mai di fare festa a Castelbuono. Ricordo e riguardo con piacere una foto fatta con Marcello Fiasconaro e Gelindo Bordin tra le vie del Paese”.
Ma il 1977 è anche l’anno della scomparsa di Totò Spallino, un uomo che ha segnato la storia del Giro con il suo grande cuore di Castelbuonese per oltre quarant’anni di follia, passione ed amore. Il testimone dell’organizzazione passò al giovane Antonio Mazzola, amante del paese e conservatore delle tradizioni.
GOLDEN LABEL IAAF – IL PERCORSO
Da sempre dieci giri da 1,130 metri circa, ossia 11,3 chilometri anche se: “Totò Spallino amava dire che erano 10,5 km – dice Mario Fesi – Ma poi una notte siamo andati a misurarlo”. Partenza ed arrivo in Piazza Margherita, centro assoluto di Castelbuono con la sua fontana. Non servono transenne, la gente e la folla lungo il percorso lo disegna da sempre alla perfezione, lasciando giusto lo spazio agli atleti per correre. Nella seconda metà di ogni giro c’è l’estenuante salita di via Mario Levante, famosa salita mozza gambe. 170 metri di ascesa sui sampietrini ancora roventi dal gran caldo di luglio. Da quest’anno si cambia, Castelbuono vuole entrare nel Golden Label delle gare su strada Iaaf e per farlo necessita di un percorso che sia esattamente 10km, per questo diventeranno 9 i giri: 4 da 1,1 km ed altri 5 giri leggermente più lunghi che gireranno dietro alla fontana di Piazza Margherita.
TRE TESTIOMONIANZE PER TRE CAPITOLI DI SPALLA
ORLANDO PIZZOLATO: “La mia prima trasferta vera”
“Ho vinto tre edizioni, partecipato per 10 volte. Nel ’78, anno anche del mio primo successo, ero molto giovane e lo considerai un punto di arrivo. La mia prima vera trasferta seria, con il viaggio aereo, per di più ‘rimborsato’. Arrivai a Castelbuono quasi timoroso, con un ambiente da scoprire per me alla prima volta in Sicilia. Niente camera d’albergo, quella era riservata ai top atleti come Magnani o Fava, ma una camerata con altri ragazzi. E’ unica Castelbuono e sono rimasto affascinato dal contesto, da questa gara d’altri tempi perché posso testimoniare che almeno dal ’78 non è mai cambiata con il suo calore quasi eccessivo del pubblico che ti sta addosso, che ti vuole toccare ed abbracciare dopo l’arrivo, che ti da tutta l’accoglienza che può, che ti fa andare a letto all’alba dopo averti festeggiato per ore ed ore. Al nord è tutto più freddo, lì sei in un vortice e non puoi che correre forte. Alla prima edizione mi stupii che tutti mentre correvo mi incitavano chiamandomi per nome, scoprii che avevano tutti un foglio con l’elenco dei partenti, sintomo di un pubblico che si interessa ed ama la gara del paese. Sono tornato per dieci volte, una tappa fissa, con la sua salita spezza gambe dove è difficile saper dosare bene lo sforzo. Per questo mii allenavo apposta nelle mie colline del vicentino per prepararmi meglio. Mi ricordo che nell’80 c’era una finale olimpica di Mosca proprio alle 19, noi atleti abbiamo più volte chiesto di rimandare di un’ora l’orario della gara per vederla in tv. Niente, la gara era la cosa più importante e poi dopo era prevista come da secoli la processione per Sant’Anna”.
FRANCESCO PANETTA: “E’ come il Palio di Siena”
“Ho il rammarico di essere andato a Castelbuono solo a fine carriera, quando ormai non ero più al massimo. Prima ero sempre stato blindato per via dei grandi appuntamenti come mondiali od europei. Nel ’96 arrivai 2° di poco e credo che fu la gara su strada tra le più emozionanti della mia carriera. Un calore immenso del pubblico che ti avvolge già parecchie ore prima del via. Alla fine mi presero e mi portarono in trionfo, chissà se avessi vinto cosa mi sarebbe accaduto. Castelbuono è una corrida, come la corsa dei tori a San Firmino sulle stradine di Pamplona. E’come il Palio di Siena, è come una tappa di montagna al Giro d’Italia con il pubblico che ti sta addosso ma ti rispetta e ti lascia correre. Per i corridori italiani hanno un affetto smisurato, chiedete a Bordin, Bettiol, Fava, Pizzolato, Fiasconaro…”
PAOLO MUTTON – Speaker ufficiale dal 1995
E’ la voce del giro, colui che racconta la gara ai castelbuonesi e che impara ancora oggi dopo quindici anni cos’è il giro proprio dagli stessi abitanti. “E’ come il Festival di Sanremo, un punto di arrivo. Vedi le facce attente ed interessate di chi ti ascolta, mentre racconti la storia del Giro, mentre parli di Totò Spallino. Ti stimano, ti considerano, sono preparati. Per questo a Castelbuono anche lo speaker deve dare il massimo ed essere preparato. Non puoi arrivare lì e parlare. Devi sapere che hai un pubblico competente e vero, che ama ciò che dici. Un pubblico che non si muove di lì finché non sono arrivati tutti, che non ha bisogno di transenne per farsi da parte. Basta chiedere spazio per gli atleti dieci minuti prima del via e nelle strade si crea lo spazio per i corridori. Ho visto Silva super amato perché forse il più umile, Massimo Vincenzo Modica super applaudito, Panetta portato in trionfo, Baldini stretto nella morsa di un abbraccio. Commentare a Castelbuono è commentare ‘LA’ gara. In questi 16 anni inoltre ho conosciuto Mario Fesi, l’attuale organizzatore, ed è nato uno splendido rapporto di amicizia personale che è la cosa a cui tengo di più”.
DAVID MONTI – Media manager NY MARATHON e amico del Giro
“The race in Castelbuono is magical. It is such a beautiful place and the people are warm, but the course is very difficult. To win the title there is a big accomplishment, like winning a major marathon. I hope to come back and see the race again”